Loris Rossi

 

Ci sono artisti cui, per la professione che svolgono, non si può non richiedere una sicura padronanza tecnica e una ampia competenza culturale. S’intende parlare di professionisti seri e impegnati, come dimostra di essere il pittore Loris Rossi, artista sensibile e maestro d’arte preparato. Sidetta professionalità è quella del “maestro di bottega”, secondo una tradizione figurativa secolare che rappresenta il vanto della più illustre civiltà pittorica italiana. Essa è prevalentemente connotabile nella più pura eccezione coloristica, come attestano, appunto, i numerosi e impareggiabili “maestri del colore” della nostra tradizione figurativa. Nell’evoluzione tematica e formale di Loris Rossi la valenza cromatica appare inevitabilmente primaria, nella misura che essa risulta direttamente costitutiva del suo discorso estetico e della sua ricerca linguistica. La connotazione policromatica della presente stagione creativa appare ancora più evidente a quanti seguono da diversi lustri l’itinerario artistico del maestro rodigino: legato idealmente alla grande tradizione classica e all’impegno formale che abbiamo evocato nella “prassi dell’artigiano di bottega”, Loris Rossi ha tuttavia sviluppato una dinamica vitalità segnica e rappresentativa che sospinge la densità cromatica verso inusitate evoluzioni figurali, verso simbolici tracciati impressionistici e verso modulanti riverberi luministici. Così la composizione è la risultante necessaria di una densa pregnanza materi ca, ove per materia si intende la policroma ricchezza delle campiture coloristiche atte a delineare trame segniche in rapporto dinamico che dilatano la realtà oggettuale in direzione di processi associativi liberamente simbolici. La figurazione resta tuttavia totalmente ancorata alla verità naturalistica e alla contingenza ambientale, ma acquisisce una ulteriore significazione figurale, preannunciando una sintassi espressiva astratteggiante, come a voler penetrare il mistero della polivalenza e della emblematicità di cui si colora e in cui si cala la essenza profonda dell’universo che ci circonda e della vita che ci possiede. In tale senso la sua è una pittura tendenzialmente impressionistica, idealmente romantica suggestivamente astratteggiante e sottilmente simbolica. L’originaria armonia unisignificante viene come frazionata e scomposta sulla propria struttura connettiva per poi essere riassemblata in una vibrante molteplicità d’immagine, di presenze, di impasti cromatici, di grumi materici, di orditi segnici, di interventi luminosi. In una parola, è la realtà stessa dell’universo, è la vita stessa degli uomini, è la stessa verità del nostro essere che ci si presentano all’improvviso più arcane e più cariche di simboli e di significati e, al tempo stesso, più ricche di stimoli visivi e di interpretazioni metafisiche, di intuizioni psicologiche e di energie spirituali. La realtà classicamente figurata si è come liberata dalla propria gabbia descrittiva, per riuscire a connotare liberamente gli emblemi delle diverse (a volte assonanti, a volte contraddittorie) verità fenomologiche ed essenziali di cui è fatta la pasta umana. Come a significare che la vita stessa, le nostre segrete verità non si presentano mai compatte e univoche, ma possiedono una carica dirompente di forze vitali e di pulsioni drammatiche, di ideali alti e di ombre pesanti, di sogni elegiaci e di fratture interiori. Il policromismo, sempre sotteso di sottili filigrane luministiche della pittura di Loris Rossi esprime questa ricchezza interpretativa ed emblematica della natura e dell’uomo, della vita e dello spirito.

Sandro Marini

Padova, 13 gennaio 2003

 

 

(pagina in costruzione)